Music Boom (Italy)
December 13, 2004

Buongiorno... il solito, grazie!
di
Hamilton Santia

Dietro al monicker Idaho si svela una delle classiche storie dell’underground americano che non ci stancheremo mai di sentirci raccontare: Jeff Martin (rimasto oggi l’unica mente creativa della formazione) comincia a scrivere canzoni durante il liceo aiutato dall’amico John Berry. I punti di riferimento si muovono in un triangolo che parte da Neil Young e arriva fino a Mark Kozelek e Mark Eitzel. Decisamente “americano” quindi, lo stile della nuova formazione, che riesce a trovare un piccolo contratto per la pubblicazione dei loro primi lavori. In seguito però, Berry abbandona la band e in aiuto di Martin arriva Dan Seta – questo però dopo aver scritto quello che, a detta di molti, è il capolavoro di Martin: “Three sheets to the wind” del ’96 – con cui inizia un felice sodalizio artistico terminato nel 2001. Ora quindi, Idaho è una formazione aperta che ruota attorno alla figura del suo vero leader e “Vieux Carrè” rappresenta una prova di convincente maturità, di quelle che convincono ampiamente del fatto che tutte queste storie sono, effettivamente, servite a qualcosa.

Le trame di questo disco – il settimo – si snodano in quindici canzoni dal sapore agrodolce. Canzoni malinconiche e mai su di giri che respirano l’aria tipica di quella scena che include Red House Painters e American Music Club per arrivare a Pedro the Lion e Sophia. Malinconia sì, ma non rassegnazione. Gli arrangiamenti infatti – che trovano in un delicato pianoforte un sospirato trait d’union – lasciano trapelare un certo ottimismo, ribadendo il ruolo catartico che certa musica può – e soprattutto deve – avere.

Per chi non riesce a non farsi rapire dalla dolce tristezza dell’autunno – o dell’inverno, tanto siamo lì – lasciarsi cullare da To be the one, Straw dogs e Rope (solo per citare gli episodi meglio riusciti) può essere una valida alternativa e un asilo quantomeno azzeccato. Peccato per l’eccessiva prolissità – 55 minuti – che può, alla lunga, rivelarsi un deterrente se consideriamo che questo disco ha tutte le possibilità per fare breccia nel cuore di molti.

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