ROCKORILLO

DICEMBRE, 1993

IDAHO

“Year After Year” Caroline

Gli Idaho sono Jeff Martin e John Berry. II secondo ha alle spalle un passato di tossicodi-pendente e di piccolo crimine. II primo vanta un tenore alia Leonard Cohen e una propensione per le atmosfere tetre. Messi insieme, suonano una musica depressa e disperata. affidata ad armonie lente e diradate, in linea con il trend iniziato da Codeine e Seam. II 45 giriSkyscrape” (qui in-cluso) li ha rivelati con una ninnananna angelica che si dipana lentamente, come una crisalide che esca assonnata dal bozzolo. L’album non fa che confermare il potere di suggestione del duo, che ha le carte in regola per costruirsi e coltivarsi un seguito di appassionati. In effetti sarebbe meglio inquadrarli nel mondo dei cantautori. fra un Neil Young e un Nick Drake, piuttosto che nel mondo del rock psichedelico. I loro salmi, propulsi da accord! che sono lividi. da ritmi che sono bubbo-ni. incorrono in continue allucinazioni (“Gone”, gli ultimi moment! di un morente), soffocano in claustrofobie timbriche (“The Only Road”), lam-biscono depression! suicide (“Sundown”), precipitano in abissi di assoluta anemia (“God’s Green Earth”). Martin e Berry sono poeti deU’effimero, delle chimere. della dissolvenza, del vuoto, del nulla, del riflesso di un fantasma nella nebbia dell’aurora. Un disco per palati fini, che scopri-ranno affinira con Kendra Smith e Mazzy Star.

PIERO SCARUFFI